1°Itinerario |
La prima Livorno |
Fortezza Vecchia, Darsena vecchia, Quattro Mori, Porto Mediceo
Il piccolo e oscuro villaggio di Livorno, adiacente al Porto Pisano, nel Medioevo era proprietà della Repubblica di Pisa che, con la sua sconfitta nella battaglia della Meloria (1284), fu costretta a cederlo ai Genovesi che più di un secolo dopo, nel 1421, lo vendettero ai Fiorentini. Di quei tempi lontani e di quel villaggiocastello, Livorno non conserva vestigia, se non nei resti della Quadratura dei Pisani e nel possente Mastio di Matilde di Canossa, inglobati nella Fortezza Vecchia (1534).
La Fortezza Vecchia è l’emblema della città, insieme al Monumento dei Quattro Mori. È la costruzione più antica di Livorno che risale al secolo XVI, quando i Medici cominciano ad attuare la trasformazione del castello già esistente, per assicurare la difesa del nascente porto. Isolata, un tempo, dalla terra ferma e circondata dalle acque, la robusta fortificazione ha forma asimmetrica, ed è costituita da tre bastioni: l’Ampolletta, rivolto verso la città, la Canaviglia verso il porto mediceo e la Capitana verso nord est. I lavori di costruzione del fortilizio, eseguiti su progetto del celebre architetto militare Antonio da Sangallo il Vecchio, iniziano nel 1519 e terminano sotto il duca Alessandro de’ Medici nel 1534.
La Fortezza Vecchia è l’emblema della città, insieme al Monumento dei Quattro Mori. È la costruzione più antica di Livorno che risale al secolo XVI, quando i Medici cominciano ad attuare la trasformazione del castello già esistente, per assicurare la difesa del nascente porto. Isolata, un tempo, dalla terra ferma e circondata dalle acque, la robusta fortificazione ha forma asimmetrica, ed è costituita da tre bastioni: l’Ampolletta, rivolto verso la città, la Canaviglia verso il porto mediceo e la Capitana verso nord est. I lavori di costruzione del fortilizio, eseguiti su progetto del celebre architetto militare Antonio da Sangallo il Vecchio, iniziano nel 1519 e terminano sotto il duca Alessandro de’ Medici nel 1534.
Poi il duca Cosimo I, che si reca molto di frequente a Livorno, fa realizzare la residenza per sé e per la sua corte sopra la Quadratura dei Pisani (1546) e fa costruire un ampio edificio per il suo seguito di fronte alla Fortezza: è il Palazzo Mediceo con la sua elegante facciata, oggi sede della Caserma “G. Russo” della Guardia di Finanza. Suo figlio, il granduca Francesco I, fa aggiungere il palazzo che dà sul porto (1580) e una cappella dedicata a San Francesco. In questa cappella nel 1606 Ferdinando I eleverà Livorno al rango di città. I pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno causato ingenti danni alla Fortezza, distruggendo il palazzo di Cosimo I e altre strutture, mentre le mura perimetrali del fortilizio sono rimaste quasi totalmente illese.La suggestiva Darsena Vecchia, o “Porto vecchio”, tra la Fortezza e Piazza Micheli, secondo le cronache è stata realizzata in soli cinque giorni: per volontà di Ferdinando I vi hanno lavorato, ininterrottamente giorno e notte, ben cinquemila uomini. È il primo porto mediceo, oggi adibito a ormeggio dei pescherecci, e anche dei mezzi navali dei Vigili del Fuoco, della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. Di fronte alla darsena si affaccia un breve tratto ancora ben conservato delle massicce mura granducali erette a difesa della città. Oggi è inglobato nella struttura dell’Hotel Granduca. Tra il bastione e la darsena s’innalza il Monumento a Ferdinando I de’ Medici, noto come Monumento dei Quattro Mori.
Il granduca, in veste di Gran Maestro dei Cavalieri di Santo Stefano, fa erigere il monumento marmoreo in suo onore per commemorare i trionfi contro i pirati barbareschi. Istituito da Cosimo I nel 1562, l’ordine di marina militare dei Cavalieri di Santo Stefano, preposto a combattere “i Turchi”, riuscirà a liberare la costa livornese dalla pirateria. All’epoca di Ferdinando I, a Livorno circolano numerosi schiavi mori, impiegati in lavori di pubblica utilità e alloggiati in un edificio a loro adibito, chiamato “Bagno delle galere”.
Lo scultore Giovanni Bandini realizza la statua del granduca nel 1595. Nel 1617 il monumento è installato su un piedistallo, alla presenza di Cosimo II de’ Medici. Nel 1621 il famoso scultore Pietro Tacca (1577-1640) riceve l’incarico di completare il monumento aggiungendovi le possenti figure dei quattro mori seminudi pirati barbareschi incatenati alla base del piedistallo. Si dice che, per realizzarli, il Tacca abbia preso a modello i prigionieri del Bagno.
Passeggiare nel porto mediceo è fantastico per la grande varietà d’imbarcazioni che si possono vedere. Il porto è sempre stato un luogo affascinante: si può percorrere i suoi moli, sentire i caratteristici odori di salmastro e di catrame, osservare il lavoro dei pescatori e degli equipaggi delle imbarcazioni da diporto, i grandi yacht del Cantiere Benetti, e l’andirivieni dei pescherecci e delle barche che entrano ed escono dai bacini, l’incedere lento dei traghetti che quotidianamente collegano Livorno alle isole, e da lontano avvistare le mastodontiche navi da crociera che andranno ad attraccare dove il fondale è profondo, e poi scorgere lo sconfinato porto industriale. Le strutture portuali, già potenziate sotto Ferdinando I de’ Medici con la Darsena Vecchia, durante il granducato di Cosimo II de’ Medici sono notevolmente ampliate con la costruzione del Porto Mediceo.
I lavori, seguiti dai tecnici granducali Claudio Cogorano e Antonio Cantagallina (mentre Robert Dudley darà il suo parere su correnti e maree), portano alla costruzione del nuovo molo parallelo alla costa (Braccio Ferdinando o Andana degli Anelli), poi del Braccio Cosimo proiettato verso il Fanale e infine di un terzo braccio che termina con il Forte del Molo e che chiude lo scalo. L’intero porto è circondato da possenti bastioni, collegati alle fortificazioni della città. Lungo la nostra passeggiata, oltrepassiamo il ponte, superiamo la Barriera del Porto e incontriamo l’Andana degli Anelli. A questo punto, verso sinistra, la passeggiata è più silenziosa e assai più attraente, si attraversa il ponte girevole, si costeggiano i bastioni e, allungando lo sguardo verso il mare aperto, a sinistra si staglia la suggestiva sagoma della trecentesca Torre del Fanale che nel dopoguerra è stata ricostruita rispettando le forme originali; a destra invece emerge il profilo (1130 metri) della Diga curvilinea (1858) con le sue due lanterne, chiamata anche “Molo Novo”, e poi ancora la Diga della Meloria che ripara l’avamporto. Ci dirigiamo verso il molo mediceo, e arriviamo fino in fondo alla punta, dove hanno sede i Piloti del Porto e l’Avvisatore Marittimo che, affacciandosi direttamente sull’imboccatura del Porto, controlla ventiquattr’ore su ventiquattro la movimentazione delle imbarcazioni in partenza e in arrivo, segnalandola agli enti preposti e alle autorità marittime. Saliamo la breve rampa di scale che porta oggi alla sede dello Yacht Club Livorno per dare un’occhiata alla bella distesa di mare aperto con l’andirivieni delle navi.