Giovanni Fattori, "La signora Martelli a Castiglioncello", Museo Fattori
Livornesi Famosi
Livorno, tra ‘800 e ‘900, ha dato i natali a un incredibile numero di artisti – alcuni sono famosi in tutto il mondo – a cominciare dal grande Modì, icona dell’arte internazionale, che è un livornese purosangue. Amedeo Modigliani nasce nel 1884 da una famiglia ebraica e apprende giovanissimo le prime nozioni di pittura nello studio del pittore Guglielmo Micheli, allievo prediletto di Giovanni Fattori. Qui Dedo incontra il maestro macchiaiolo e frequenta gli artisti concittadini, tra i quali Oscar Ghiglia e i compagni di studio Gino Romiti e Llewelyn Lloyd. I viaggi, i soggiorni a Venezia e a Firenze e le visite ai musei completano la sua formazione in Italia fino al 1906, anno che registra il trasferimento a Parigi, dove l’artista trascorrerà il resto della sua breve e leggendaria vita.
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La burla delle teste di Modigliani Tradizione vuole che Amedeo Modigliani, sconfortato dai poco lusinghieri giudizi degli amici, abbia gettato nel Fosso Reale alcune sue sculture. Nel 1984, in occasione di una mostra per il centenario della nascita del grande artista, sono avviate le operazioni di dragaggio dei fossi, alla ricerca delle leggendarie sculture che, tra l'acclamazione popolare, vengono alla luce: tre teste in pietra, immediatamente attribuite al Maestro da parte di noti storici dell’arte. Ma esse si rivelano ben presto clamorosi falsi. È la burla del secolo: una di queste è opera di tre spiritosi liceali livornesi che con il trapano elettrico l'avevano scolpita e gettata di nascosto nel Fosso davanti alla draga. Le altre due teste risultano invece opera di un artista livornese che le aveva gettate nel fosso tempo prima. La vicenda rappresenta perfettamente lo spirito sarcastico e burlone dei livornesi. |
Giovanni Fattori nasce a Livorno nel 1825. A Firenze frequenta la scuola privata di Giuseppe Bezzuoli e l’Accademia, dove conosce nume- rosi artisti ed entra in contatto con gli ambienti risorgimentali locali, alimentati dal pensiero politico dello scrittore livornese Francesco Domenico Guerrazzi. È tra gli artisti-patrioti che abitualmente si ritrovano al Caffè Michelangelo, dove alla fine degli anni Cinquanta germina e si sviluppa la “rivoluzione” macchiaiola (uscire dagli ateliers per dipingere en plein air, ritrarre “il vero” e la realtà naturale, con una tecnica veloce e immediata di colpi di pennello accostati e contrastanti per cogliere la fugacità della luce). Nasceranno così le pagine limpide e magiche della scuola di Castiglioncello, quando, ospiti di Diego Martelli, i pittori macchiaioli dipingeranno i paesaggi livornesi.Fattori è un protagonista di primissimo piano della pittura italiana dell’Ottocento: è stato un grande ritrattista, il più importante incisore dell’epoca, uno straordinario pittore di paesaggi e marine, noto anche per le sue imponenti battaglie risorgimentali, conservate nel Museo Civico di Villa Mimbelli a lui intitolato. A Livorno si sviluppa la pittura naturalista e sulla scia della scuola del Maestro Fattori, frequentata da numerosi allievi, fiorisce la vivace pittura postmacchiaiola che, aggiornata ai movimenti artistici d’Oltralpe, si apre al Novecento. Lungo è l’elenco dei pittori nati a Livorno dai primi decenni fino alla fine del secolo, tutti validi protagonisti del panorama pittorico toscano fino a metà Novecento: da Eugenio Cecconi, il pittore della caccia, a Oscar Ghiglia; dai puristi Enrico Pollastrini e Cesare Bartolena a Mario Puccini; dai tre Tommasi, Adolfo, Angelo e Ludovico, al divisionista Benvenuto Benvenuti. Livorno dà i natali al famoso ritrattista Vittorio Matteo Corcos e al notissimo cartellonista Leonetto Cappiello che, entrambi trasferitisi a Parigi, raggiungeranno un successo internazionale. Ulvi Liegi, Plinio Nomellini e tantissimi altri pittori sono da ricordare (il macchiaiolo Serafino De Tivoli, Ugo Manaresi, Giovanni Bartolena, Silvio Bicchi, Alfredo Müller, Francesco Fanelli, Ferruccio Pagni, Raffaello Gambogi, Adriano Baracchini Caputi, Renato Natali, Giovanni Lomi, Cafiero Filippelli, Giovanni March, Antonio De Witt ecc.). Le loro opere sono visibili presso il Museo “G. Fattori” di Villa Mimbelli, ma sono anche esposte in vendita nelle varie gallerie d’arte del centro cittadino. Da ricordare anche la scultrice Laura Franco Bedarida.Anche prima dell’Ottocento, Livorno ha avuto i suoi artisti: Pietro Ciafferi detto “Lo Smargiasso”, autore di bellissime vedute nel Seicento, Tommaso Gazzarrini e Giuseppe Maria Terreni, i fratelli pittori e incisori Antonio e Jacopo Terreni nel Settecento. Anche nel Novecento inoltrato Livorno ha continuato a generare artisti di rilievo (l’architetto e scenografo Virgilio Marchi, il futurista Osvaldo Peruzzi, Mario Nigro, Gianfranco Ferroni, Gianfranco Baruchello, ecc).
Sulla gente di Livorno l'arte esercita una particolare attrattiva. Fornito di una speciale predilezione per la tavolozza e per il pennello che brandisce da appassionato autodidatta, il popolo labronico si gode il sole e la luce che inonda la sua città, dipingendo. Ancora oggi, sul lungomare, possiamo imbatterci in qualche nostalgico della pittura figurativa di ascendenza macchiaiola, intento a riprodurre su tela, spesso abilmente, qualche bello scorcio livornese. Il compositore livornese Pietro Mascagni (1863-1945) è un per- sonaggio conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Nel 1890, a soli 27 anni, egli compone la sua opera lirica più famosa, Cavalleria Rusticana, che ancora oggi è una delle più rappresentate nel mondo. Da quel momento la sua carriera è coronata da una serie di successi, sia come compositore, sia come direttore d'orchestra, soprattutto all'estero. Oltre a Cavalleria si ricorda la raffinata Iris, L’Amico Fritz, Le Maschere e molte altre. Livorno ha dato un grande contributo al Risorgimento italiano, con lo scrittore, politico e intellettuale Guerrazzi, con l’eroico Enrico Bartelloni, con i fratelli Andrea e Jacopo Sgarallino, con i giornali- sti Pietro Coccoluto Ferrigni, più noto con lo pseudonimo di Yorick, e Giuseppe Bandi, di Gavorrano (Grosseto), fondatore del quotidiano "Il Tirreno". Numerosissimo è il contingente dei volontari livornesi che hanno generosamente combattuto per le guerre d’indipendenza e per l’Unità d’Italia.
A Livorno non mancano gli scienziati: il naturalista Diacinto Cestoni e il matematico Federigo Enriques, letterati di levatura, come Ranieri de’ Calzabigi, poeta e librettista del ‘700, la poetessa e scrittrice Angelica Palli con il suo salotto letterario, il poeta Giovanni Marradi, i commediografi Dario Niccodemi e Sabatino Lopez, lo scrittore Giosuè Borsi, lo scrittore e patriota Carlo Bini. E ancora i fratelli Giovanni e Dino Targioni Tozzetti, librettista di Mascagni il primo e poeta il secondo, noto come Cangillo nella sua veste vernacolare, la scrittrice e giornalista Anna Franchi, Carlo Coccioli, autore noto anche all'estero. Uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, Giorgio Caproni, ha scritto versi d’amore per la sua città natale.
Il teatro vernacolare di tradizione è stato magistralmente interpretato dagli scrittori-attori Beppe Orlandi e Gino Lena, valorizzato dallo scrittore e poeta Giorgio Fontanelli. Il popolo livornese è schietto e verace, per natura ironico e dissacrante. È divertente fermarsi per le strade del mercato centrale e ascoltare le colorite e per lo più “urlate” conversazioni della gente; e se volete ridere (ma non scandalizzatevi, battute e linguaggio sono – ed è un eufemismo – sguaiati, vi avvertiamo!), compratevi in edicola l’ultimo numero del “Vernacoliere”, periodico satirico letto non solo a Livorno. Mentre memorabili restano gli esilaranti e sarcastici dizionari livornesi di Ettore Borzacchini (alias Giorgio Marchetti), profondo conoscitore del vernacolo labronico. A settembre a Livorno non bisogna mancare all’appuntamento con il festival de “Il senso del ridicolo”, tre giorni dedicati all’umorismo, alla satira, alla commedia.
Molti sono i campioni livornesi dello sport e in tantissime discipline: nuoto, vela, basket, rugby, pugilato, ciclismo, pesca subacquea, ma non si possono citare tutti, per mancanza di spazio.
Livorno ha dato i natali a Federico Caprilli (1868-1907), l’ideatore dell’attuale sistema naturale di equitazione e campione di numerose competizioni. A Livorno è nato il più grande schermidore italiano Nedo Nadi (1894-1940) dal ricchissimo medagliere, e a seguire le varie generazioni di atleti, non solo del clan Montano, che hanno reso famosa nel mondo la scherma livornese, e continuano a insignirla di ori mondiali e olimpionici. Livornese era la mitica squadra di canottaggio, chiamata “Scarronzoni”, che ha conquistato medaglie olimpiche e titoli nazionali ed europei dal 1928 al 1940. Assai numerosi sono stati anche i calciatori usciti dall’alveo labronico, da Armando Picchi ai più recenti Cristiano Lucarelli, Igor Protti e Giorgio Chiellini, nonchè il notissimo allenatore Massimiliano Allegri.
Livorno ha dato i natali a Federico Caprilli (1868-1907), l’ideatore dell’attuale sistema naturale di equitazione e campione di numerose competizioni. A Livorno è nato il più grande schermidore italiano Nedo Nadi (1894-1940) dal ricchissimo medagliere, e a seguire le varie generazioni di atleti, non solo del clan Montano, che hanno reso famosa nel mondo la scherma livornese, e continuano a insignirla di ori mondiali e olimpionici. Livornese era la mitica squadra di canottaggio, chiamata “Scarronzoni”, che ha conquistato medaglie olimpiche e titoli nazionali ed europei dal 1928 al 1940. Assai numerosi sono stati anche i calciatori usciti dall’alveo labronico, da Armando Picchi ai più recenti Cristiano Lucarelli, Igor Protti e Giorgio Chiellini, nonchè il notissimo allenatore Massimiliano Allegri.
Livorno ha i suoi cantanti lirici: la soprano Celeste Coltellini (1760- 1829), il tenore Galliano Masini (1896-1986); grandi musicisti come Antonio Bacchelli (1944-1986), Federico Maria Sardelli, Marco Fornaciari, Ilio Barontini; cantanti e cantautori come Nada Malanima, Piero Ciampi, Bobo Rondelli; ha i suoi registi – Paolo Virzì e Francesco Bruni – e numerosi attori, dal famoso Ernesto Rossi (1827-1896), a Carolina Internari (1783-1858) e alle attrici dei telefoni bianchi (Doris Duranti, Vivi Gioi) fino a Marco Messeri, Maurizio Micheli, Emanuele Barresi. Livorno ha i suoi comici (Paolo Migone, Dario Ballantini, Paolo Ruffini). Ha generato il più grande filatelico italiano, Alberto Bolaffi, e ha dato i natali anche alla prima direttrice d’orchestra che si è esibita in Italia, Palmira Orso. Livorno ha generato anche personaggi di rilievo della vita sociale e politica italiana recente come il Pre- sidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il Rabbino Capo della Comunità ebraica italiana Elio Toaff.