2°Itinerario |
Venezia Nuova |
Piazza del Luogo Pio , San Ferdinando, Bottini dell'Olio, Museo della città, Santa Caterina, Fortezza Nuova, Via Borra
La zona più pittoresca e intrigante di Livorno è certamente il quartiere della Venezia Nuova, che le maestranze venete, impegnate nella sua costruzione durante il ‘600, chiamarono così per la caratteristica struttura a canali (i Fossi), ideata per agevolare la vocazione mercantile e commerciale della città.
Una bella passeggiata a piedi in questo quartiere, fatto di canali interrotti da ponti su cui si affacciano stradine dai nomi folcloristici (Scali del pesce, Via delle Acciughe, Scali delle Ancore, Via delle Barchette), consente di scoprirne gli angoli più caratteristici, gli scorci più suggestivi, i dettagli più inaspettati. Nel corso dei decenni a Livorno, per gli scambi mercantili da e per l’Oriente, sono costruiti il lazzaretto del Fanale (1552) presso il faro, poco dopo quello di San Rocco (1590, nell’area dove oggi è il Cantiere Orlando), poi i lazzaretti di San Jacopo (1648) e di San Leopoldo (1779).
Erano ampie strutture sanitarie che servivano per la quarantena sia degli equipaggi sia delle merci sospette, al fine di evitare l’epidemia del colera o altri gravi contagi. Intanto, per la crescita demografica, Livorno si amplia con il funzionale quartiere della Venezia Nuova. I grandi palazzi che si affacciano sia sulle strade sia sui canali navigabili sono ideali per i ricchi mercanti che vi abitano e che hanno i loro magazzini di deposito ai piani bassi. La grande varietà di mercanzie stivata nelle navi attraccate nel porto è trasportata attraverso i fossi direttamente ai loro fondachi posti a specchio dell’acqua. Nel Settecento la città primeggia nel commercio di deposito, è una famosa e fiorente città-emporio, cosmopolita per commerci, culture e religioni, ma anche per il rispetto civile tra le varie Nazioni che vi abitano. Oggi, l’esistenza di tutte le presenze straniere che per secoli hanno popolato la città è documentata sia dai numerosi cimiteri sia dai vari luoghi di culto. Da diversi anni, all’inizio di agosto, nella Venezia Nuova si svolge una manifestazione, molto partecipata e sentita dai livornesi, Effetto Venezia, un evento suggestivo, quando musica, momenti di teatro di strada e un vivace mercatino ravvivano la vita lungo i fossi, mentre mille luci illuminano i tanti ristorantini gremiti di persone. Partiamo dunque alla scoperta della Venezia Nuova.
Lasciando alle nostre spalle il Palazzo della Dogana e oltrepassando il Ponte di Marmo, giungiamo in Piazza del Luogo Pio, una grande piazza sguarnita, quasi nuda, che, nella dimensione dei suoi spazi vuoti, porta tracce evidenti dei bombardamenti dell’ultima guerra. Qui, tra il ‘600 e il ‘700 viene costruito un complesso di case, le Case Pie, che danno il nome alla piazza, una struttura caritatevole utilizzata sia per ospitare i poveri che per avviare le ragazze orfane ai lavori femminili.
Una bella passeggiata a piedi in questo quartiere, fatto di canali interrotti da ponti su cui si affacciano stradine dai nomi folcloristici (Scali del pesce, Via delle Acciughe, Scali delle Ancore, Via delle Barchette), consente di scoprirne gli angoli più caratteristici, gli scorci più suggestivi, i dettagli più inaspettati. Nel corso dei decenni a Livorno, per gli scambi mercantili da e per l’Oriente, sono costruiti il lazzaretto del Fanale (1552) presso il faro, poco dopo quello di San Rocco (1590, nell’area dove oggi è il Cantiere Orlando), poi i lazzaretti di San Jacopo (1648) e di San Leopoldo (1779).
Erano ampie strutture sanitarie che servivano per la quarantena sia degli equipaggi sia delle merci sospette, al fine di evitare l’epidemia del colera o altri gravi contagi. Intanto, per la crescita demografica, Livorno si amplia con il funzionale quartiere della Venezia Nuova. I grandi palazzi che si affacciano sia sulle strade sia sui canali navigabili sono ideali per i ricchi mercanti che vi abitano e che hanno i loro magazzini di deposito ai piani bassi. La grande varietà di mercanzie stivata nelle navi attraccate nel porto è trasportata attraverso i fossi direttamente ai loro fondachi posti a specchio dell’acqua. Nel Settecento la città primeggia nel commercio di deposito, è una famosa e fiorente città-emporio, cosmopolita per commerci, culture e religioni, ma anche per il rispetto civile tra le varie Nazioni che vi abitano. Oggi, l’esistenza di tutte le presenze straniere che per secoli hanno popolato la città è documentata sia dai numerosi cimiteri sia dai vari luoghi di culto. Da diversi anni, all’inizio di agosto, nella Venezia Nuova si svolge una manifestazione, molto partecipata e sentita dai livornesi, Effetto Venezia, un evento suggestivo, quando musica, momenti di teatro di strada e un vivace mercatino ravvivano la vita lungo i fossi, mentre mille luci illuminano i tanti ristorantini gremiti di persone. Partiamo dunque alla scoperta della Venezia Nuova.
Lasciando alle nostre spalle il Palazzo della Dogana e oltrepassando il Ponte di Marmo, giungiamo in Piazza del Luogo Pio, una grande piazza sguarnita, quasi nuda, che, nella dimensione dei suoi spazi vuoti, porta tracce evidenti dei bombardamenti dell’ultima guerra. Qui, tra il ‘600 e il ‘700 viene costruito un complesso di case, le Case Pie, che danno il nome alla piazza, una struttura caritatevole utilizzata sia per ospitare i poveri che per avviare le ragazze orfane ai lavori femminili.
Arrivando in piazza, si staglia davanti a noi il profilo della Chiesa di San Ferdinando Re la cui scarna facciata in laterizi, posti in strisce orizzontali, non preannuncia certamente la ricca decorazione barocca dell’interno. La costruzione risale all’inizio del ‘700 ed è opera degli architetti Giovan Battista Foggini e successivamente Giovanni del Fantasia. Pregiato il pavimento marmoreo policromo. Di Giovanni Baratta è il gruppo marmoreo, di pieno gusto barocco, collocato sull’altare maggiore, La Visione di San Giovanni di Matha. Proseguendo lungo la piazza, incontriamo all’altra estremità il grande edificio dei Bottini dell’Olio, situato alle spalle di una piccola chiesa sconsacrata, la Chiesa della Vergine Assunta e di San Giuseppe, detta anche Chiesa del Luogo Pio. Costruito tra il 1698 e il 1703 come magazzino oleario, questo edificio risponde alle esigenze del commercio di deposito dell’epoca. In un grande ambiente rettangolare con volte a crociera trovano posto circa trecento contenitori in muratura rivestiti di lavagna per la conservazione dell’olio, una derrata preziosa che i mercanti depositavano, pagando un affitto mensile. Il complesso dei Bottini dell’Olio, oggi completamente restaurato, ospita al piano terra il Museo della città e al primo piano la sezione corrente della Biblioteca Labronica.
Addentrandoci tra i canali, incrociamo gli Scali Rosciano, dove si nota un grande palazzo a quattro piani, oggi sede dell’Autorità Portuale, fatto costruire dal mercante ligure Giuseppe Rosciano. Testimone della politica umanitaria di Cosimo III de’ Medici è il Palazzo del Refugio, costruito per dare accoglienza ai bisognosi. L’edificio, che risale al 1682, nasce dunque con la stessa finalità delle Case Pie ma nel Refugio trovano ospitalità solo i ragazzi orfani che vengono avviati al lavoro marittimo.
Addentrandoci tra i canali, incrociamo gli Scali Rosciano, dove si nota un grande palazzo a quattro piani, oggi sede dell’Autorità Portuale, fatto costruire dal mercante ligure Giuseppe Rosciano. Testimone della politica umanitaria di Cosimo III de’ Medici è il Palazzo del Refugio, costruito per dare accoglienza ai bisognosi. L’edificio, che risale al 1682, nasce dunque con la stessa finalità delle Case Pie ma nel Refugio trovano ospitalità solo i ragazzi orfani che vengono avviati al lavoro marittimo.
Poco distante, in Piazza dei Domenicani, troviamo la Chiesa di Santa Caterina, una costruzione a pianta ottagonale, sovrastata da una maestosa cupola che raggiunge 63 metri di altezza. I lavori di edificazione vengono iniziati nel 1720 su progetto di Giovanni del Fantasia. L’affresco interno della cupola si deve a Cesare Maffei che opera nell’Ottocento conseguendo un primato: lo spazio affrescato che realizza è il più grande della Toscana. Nelle cappelle si possono ammirare affreschi di Giuseppe Maria Terreni. Sull’altare maggiore spicca un dipinto a olio su legno di Giorgio Vasari che rappresenta l’Incoronazione della Vergine. Fin dalla seconda metà del Settecento la chiesa è affidata ai Domenicani che occupavano già il convento adiacente. Durante la dominazione napoleonica, il convento è trasformato in carcere e conserva questa funzione anche nel secolo XX. Vi sono stati detenuti, tra gli altri, Sandro Pertini e Ilio Barontini. Nelle adiacenze della Chiesa di Santa Caterina si erge l’imponente struttura della Fortezza Nuova. Nel 1576 Bernardo Buontalenti riceve da Francesco I l’incarico di progettare le difese della nuova città. Per garantire un’efficace protezione dagli attacchi esterni e dal contrabbando, la Fortezza Vecchia non risulta più adeguata alle nuove necessità.
Il progetto della nuova fortezza è affidato al Buontalenti, affiancato questa volta da don Giovanni de’ Medici, figlio naturale di Cosimo I, ed è così che nel 1590 è posta la prima pietra di quell’enorme struttura difensiva che sarà la Fortezza Nuova.
I lavori si protraggono per un trentennio e sono impiegati nella costruzione migliaia di schiavi e di contadini, che realizzano anche lo scavo del Fosso Reale, largo fossato che circonda la Fortezza. Gradatamente alle esigenze della sicurezza si affianca anche la necessità di ampliare la città, a causa del continuo incremento demografico, con la costruzione dei quartieri di San Marco e della Venezia Nuova.
Dopo diversi anni, a questo progetto di espansione è sacrificata anche una parte cospicua della Fortezza Nuova che è demolita per circa due terzi; il terzo che sopravvive ancora oggi ha le mura che coprono la straordinaria lunghezza di circa due chilometri. Adesso la Fortezza Nuova è impiegata come parco pubblico con spazi riservati a eventi culturali. Dalla Piazza dei Domenicani comincia la strada architettonicamente più elegante di Livorno, Via Borra, dove mercanti e consoli delle Nazioni costruiscono i loro palazzi di gusto barocco, dotati anche di un affaccio retrostante sui canali, ove il lavoro mercantile non conosce sosta. Si distinguono il Palazzo delle Colonne, residenza di un mercante lucchese, con importanti colonne marmoree che affiancano il portale e sorreggono il balcone sovrastante, e il Palazzo Huigens, commissionato da un mercante di Colonia, che presenta la particolarità di un ampio chiostro a loggiati.